Il calcio non può essere uno sport per ricchi...
..ma la «ricerca del talento» non può scaricare i costi sulle Società
Nell’edizione del Sole 24 Ore del 7 luglio, il giornalista Marco Bellinazzo ha presentato dieci mosse per migliorare il calcio italiano, partendo dalla base: l’avviamento alla pratica del calcio.
Nonostante il calcio sia lo sport più popolare in Italia, la produttività della Nazionale negli ultimi ventiquattro anni è stata deludente, con solo due titoli conquistati.
Calcio per tutti? Sì, ma chi paga?
La prima mossa proposta che vogliamo prendere come impegno nel programma è di creare le condizioni affinchè il Calcio torni a essere per tutti con l'introduzione di voucher per i meno abbienti.
Come sottolineato da Beppe Marotta, Presidente dell'Inter FC, le “scuole calcio” a pagamento e la riduzione degli spazi gratuiti come gli oratori stanno rendendo il calcio meno accessibile poiché i talenti spesso emergono dai ceti meno abbienti: ma ciò che afferma successivamente, ovvero che “il gioco del calcio deve essere gratuito”, si scontra con il modello di sostenibilità delle Società dilettantistiche che, sulle scuole calcio con un prezzo medio di circa €350 all'anno, provano con estrema difficoltà a coprire appena i costi di gestione: di fatto, 3 sedute di allenamento alla settimana che presuppongono il costo dello staff allenatori, utenze per docce e pulizie (a volte a carico dei genitori-volontari), gestione e manutenzione dei campi, segreteria, attrezzature e divise di gioco sono elementi che giustificherebbero un impegno economico almeno doppio. Ma in molti contesti, assolutamente insostenibili.
La proposta, quindi, è da abbandoinare? No, se non supportata dall'idea che sia lo Stato, attraverso l'erogazione di voucher, a coprire i costi per le famiglie meno abbienti e quindi consentire alle ASD di essere il centro di promozione sociale che in qualche modo, in un tempo ormai lontano, spettava agli oratori.
Voucher e bonus calcio
Sosteniamo, quindi, con il nostro programma per il prossimo quadriennio l’introduzione di un “bonus calcio” per rendere sostenibile la pratica del calcio, analogamente al “bonus cultura” che offre 500 euro ai diciottenni per attività culturali. La sfida, certo, non è solo finanziaria ma anche giuridica: come circoscrivere il bonus calcio ai circa 345.000 beneficiari che ogni anno partecipano alle scuole calcio su una popolazione di circa 1.680.000? La proposta deve trovare spazio nell’ambito delle politiche sportive nazionali, ma richiederebbe un'azione che deve partire, con forza, dai Comitati Regionali.
Coinvolgere l’amministrazione regionale
Abbiamo sottoposto questa idea ai vertici della rinnovata Amministrazione Regionale, ricevendo riscontri molto positivi che andranno sicuramente approfonditi in caso di successo alle prossime elezioni per il rinnovo del CR. Le istituzioni locali hanno mostrato apertura e interesse verso l’implementazione di un sistema sociale di voucher per favorire l’accesso al calcio da parte di titolari di ISEE sotto una certa quota (€15.000/anno).
Questa collaborazione potrebbe essere il primo modello regionale verso una riforma efficace a livello nazionale.